domenica 27 novembre 2016

E' quasi Natale


Ciao papà,
è quasi Natale e tu non ci sei!
La tua morte è per me un trauma enorme, ed è come se fosse iniziato ieri, tanto è pungente questo dolore, che mi ha investito come una botta sorda, senza parole, ed io ora trovo quelle da dirti.
Trovo il tempo di un sorriso, amaro, nel pensare che forse saresti orgoglioso di me ora per come provo ad affrontare la vita senza te, ma soprattutto sorrido dell’ironia della vita, che nella morte restituisce la dimensione più vera, l’essenza, a tutte le cose.
Io e te ci capivamo al volo, e quando ti vidi morto pensai che volevo ancora le tue parole, e che il nostro dialogo non poteva interrompersi così.
Tra noi c’era un’armonia perfetta, una simbiosi totale, e benché siamo stati insieme 40 anni non era ancora abbastanza, ero ancora avida della tua presenza, della tua voce, della tua risata, di tutti quei momenti in cui la vecchia quercia non si era ancora piegata e mi donava ancora la sua pace.
Eri un uomo con il dono di farsi voler bene da tutti. Così brillante e generoso di sé che chiunque, uomo o donna, ti donava subito la propria amicizia, e ti apriva immediatamente il proprio cuore.
Mi manchi papà...uso la parola papà, quella che ho sempre scelto pensando a te, perché soltanto gli ultimi mesi della malattia e la fragilità mi hanno mostrato una parte che è sempre stata nascosta dal tuo essere un uomo rigoroso, talvolta severo, spesso inflessibile.
Voglio dirti grazie, per avermi insegnato la vita. Per essere stato un esempio, pur con le tue imperfezioni di uomo, e avermi fatto capire quanto sia importante guardare più in là del proprio naso e allenare la mente e il cuore a pensare in grande pur restando con i piedi per terra.
Ti vedo ancora, come fosse adesso, metterti al centro dell'attenzione insieme agli amici di sempre, in quel tuo modo buffo e improvvisato, con quell'ironia che ha sempre conquistato tutti i presenti e allargato la loro bocca al sorriso.
Ed è anche per questo che tutti ti hanno voluto bene.
Sono frammenti di memoria per me indelebili, che mi aiutano a disegnare i contorni della tua anima, adesso che non hai più un corpo.
Sono momenti preziosi, dentro la valigia che mi lasci sulla strada della vita, che contiene il tuo insegnamento più importante: l’onestà. Quella che hai sempre avuto...quella a cui, grazie a te, non saprò mai rinunciare.
Papà, quando sto in silenzio mi sembra ancora di sentire la tua voce....e certe sere mi ritrovo ancora ad apparecchiare per tre....
Uno è il mio dolore, quello di averti perso, una è la mia domanda: sei sereno ora? Domanda a cui non c'è risposta, domanda che mi rifarò ogni giorno della mia vita…
Ma se è vero che chi muore ci guarda da lassù, allora spero che tu mi assista e che sia orgoglioso di me, perché di me stessa non lo sono per le troppe scelte sbagliate che ho fatto, per tutte le volte che ti ho fatto andare su tutte le furie…
Tante sono le cose che avrei voluto dirti, tutte quelle parole che un po' per imbarazzo, un po' per orgoglio non si dicono tra padre e figlia… ma che si trasmettono col cuore!!! Ed io e te ci amavamo tanto anche se non ce lo siamo mai detti...
Ciao papà.

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