Si sa che le guide e i portali
turistici aggiungono qualcosa di pittoresco e a tratti irreale ai luoghi e alle
città che descrivono... è una strategia innocente per attrarre l'attenzione del
lettore / utente, il quale affascinato e con la curiosità stuzzicata al punto
giusto sarà spinto a visitare quel luogo. Non ci vedo nulla di male... anche
perché su una guida o sito internet del genere non si può certo parlare dei
problemi sociali, del degrado delle periferie o peggio ancora dell'emergenza
rifiuti, dell'abusivismo edilizio o di corruzione e collusione mafiosa... ci sono altri
contesti in cui parlare di ciò... e di certo ci sarebbe a lungo da discutere...
Ci tengo a dire che Reggio è
molto di più di quello che le varie guide turistiche o portali turistici
contengono...
Non racconterò le origini e la
storia di una città del Sud la cui identità culturale, a prima vista, sembra
seppellita insieme con gli antichi palazzi e monumenti... non dirò della Città
della Fata Morgana, né del fascino accattivante del suo Lungomare dove si può
passeggiare per più di un chilometro con un panorama mozzafiato e una fresca
brezza marina, né delle suggestioni dei paesaggi, della vegetazione, dei colori
del mare, ora azzurro ora blu, e dei profumi della zagara e del bergamotto...
Sarebbe ipocrita da parte mia
non ammettere che quello che Reggio Calabria ha vissuto in questi ultimi tre
anni è la pagina più triste della Città ma agli occhi attenti di chi vive nella
mia città (per nascita o professione) non sfugge l'esistenza di un'altra Reggio
che mai nessun foglio di carta o pagina internet può contenere...
Mi riferisco a chi convinto
che uno scontrino può fare la differenza si riempie la macchina o la borsa di cartacce per non sporcare una via
già deturpata. Ai molti che la lasciano per andare ad affermarsi altrove con la "vergogna" di essersene andati perché "le cose" non sono riusciti a
cambiarle, ma con nel cuore e nell'anima il desiderio di farlo, ed infine
costretti a lasciarla portano con sé questa città con la rabbia e la malinconia
di chi lascia pur amando tanto, ma tornano magari solo per rivederla, e si
comportano come innamorati delusi, perché da dove vengono "l'autobus passa
ad orario". A chi non accetta di essere spettatore silenzioso di una crisi
e si rimbocca le maniche ogni giorno per cercare di cambiare qualcosa, perché
convinto che anche il mare è fatto di tante gocce..e vi assicuro che gli esempi
sono tanti: a cominciare da chi fa chilometri per differenziare la spazzatura
di casa perché nella zona dove abita i cassonetti della differenziata non ci
sono o sono inagibili, per finire da chi nella zona sud della città è stata
vista munita di guanti mentre riponeva, con pazienza, nel cassonetto la
spazzatura che altri avevano lasciato fuori...tutto ciò senza clamori ma sotto
lo sguardo attento ed ammirato di una cara amica con cui insieme mi inchino
davanti a quest'esempio di amore vero nei confronti della propria città.. città
che, purtroppo, subisce spesso e proprio da parte dei suoi cittadini d'origine
e/o adottivi, offese ed affronti di ogni genere.
Quindi, se vogliamo attaccare
non attacchiamo la città e le sue bellezze, ma il modo di governarla
consolidatosi attraverso una gestione sfacciatamente privatistica della cosa
pubblica... la differenza è enorme... non si sputa nel piatto dove si mangia!
“Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni.
Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare, e in questo cielo
spesso ondeggiano pensili le città morte.
Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le
latine; e qui si fondono formando nella serenità del mattino un immenso bagno
di purissimi metalli scintillanti nel liquefarsi, e qui si adagiano rendendo,
tra i vapori della sera, immagine di grandi porpore cangianti di tutte le
sfumature delle conchiglie.
È un luogo sacro questo.
Tra Scilla e Messina, in fondo al mare, sotto il cobalto azzurrissimo,
sotto i metalli scintillanti dell’aurora, sotto le porpore iridescenti
dell’occaso, è appiattata, dicono, la morte; non quella, per dir così, che
coglie dalle piante umane ora il fiore ora il frutto, lasciando i rami liberi
di fiorire ancora e di fruttare; ma quella che secca le piante stesse; non
quella che pota, ma quella che sradica; non quella che lascia dietro sé
lacrime, ma quella cui segue l’oblio.
Tale potenza nascosta donde s’irradia la rovina e lo stritolio, ha
annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza.
Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare.
Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia.”
(Giovanni Pascoli, "Un poeta di lingua morta", Pensieri e
discorsi, 1914)