domenica 10 novembre 2013

Reggio Calabria tra fiaba e realtà...


Si sa che le guide e i portali turistici aggiungono qualcosa di pittoresco e a tratti irreale ai luoghi e alle città che descrivono... è una strategia innocente per attrarre l'attenzione del lettore / utente, il quale affascinato e con la curiosità stuzzicata al punto giusto sarà spinto a visitare quel luogo. Non ci vedo nulla di male... anche perché su una guida o sito internet del genere non si può certo parlare dei problemi sociali, del degrado delle periferie o peggio ancora dell'emergenza rifiuti, dell'abusivismo edilizio o di corruzione e collusione mafiosa... ci sono altri contesti in cui parlare di ciò... e di certo ci sarebbe a lungo da discutere...
Ci tengo a dire che Reggio è molto di più di quello che le varie guide turistiche o portali turistici contengono...
Non racconterò le origini e la storia di una città del Sud la cui identità culturale, a prima vista, sembra seppellita insieme con gli antichi palazzi e monumenti... non dirò della Città della Fata Morgana, né del fascino accattivante del suo Lungomare dove si può passeggiare per più di un chilometro con un panorama mozzafiato e una fresca brezza marina, né delle suggestioni dei paesaggi, della vegetazione, dei colori del mare, ora azzurro ora blu, e dei profumi della zagara e del bergamotto...
Sarebbe ipocrita da parte mia non ammettere che quello che Reggio Calabria ha vissuto in questi ultimi tre anni è la pagina più triste della Città ma agli occhi attenti di chi vive nella mia città (per nascita o professione) non sfugge l'esistenza di un'altra Reggio che mai nessun foglio di carta o pagina internet può contenere...
Mi riferisco a chi convinto che uno scontrino può fare la differenza si riempie la macchina o la borsa di cartacce per non sporcare una via già deturpata. Ai molti che la lasciano per andare ad affermarsi altrove con la "vergogna" di essersene andati perché "le cose" non sono riusciti a cambiarle, ma con nel cuore e nell'anima il desiderio di farlo, ed infine costretti a lasciarla portano con sé questa città con la rabbia e la malinconia di chi lascia pur amando tanto, ma tornano magari solo per rivederla, e si comportano come innamorati delusi, perché da dove vengono "l'autobus passa ad orario". A chi non accetta di essere spettatore silenzioso di una crisi e si rimbocca le maniche ogni giorno per cercare di cambiare qualcosa, perché convinto che anche il mare è fatto di tante gocce..e vi assicuro che gli esempi sono tanti: a cominciare da chi fa chilometri per differenziare la spazzatura di casa perché nella zona dove abita i cassonetti della differenziata non ci sono o sono inagibili, per finire da chi nella zona sud della città è stata vista munita di guanti mentre riponeva, con pazienza, nel cassonetto la spazzatura che altri avevano lasciato fuori...tutto ciò senza clamori ma sotto lo sguardo attento ed ammirato di una cara amica con cui insieme mi inchino davanti a quest'esempio di amore vero nei confronti della propria città.. città che, purtroppo, subisce spesso e proprio da parte dei suoi cittadini d'origine e/o adottivi, offese ed affronti di ogni genere.
Quindi, se vogliamo attaccare non attacchiamo la città e le sue bellezze, ma il modo di governarla consolidatosi attraverso una gestione sfacciatamente privatistica della cosa pubblica... la differenza è enorme... non si sputa nel piatto dove si mangia!

“Questo mare è pieno di voci e questo cielo è pieno di visioni.
Ululano ancora le Nereidi obliate in questo mare, e in questo cielo spesso ondeggiano pensili le città morte.
Questo è un luogo sacro, dove le onde greche vengono a cercare le latine; e qui si fondono formando nella serenità del mattino un immenso bagno di purissimi metalli scintillanti nel liquefarsi, e qui si adagiano rendendo, tra i vapori della sera, immagine di grandi porpore cangianti di tutte le sfumature delle conchiglie.
È un luogo sacro questo.
Tra Scilla e Messina, in fondo al mare, sotto il cobalto azzurrissimo, sotto i metalli scintillanti dell’aurora, sotto le porpore iridescenti dell’occaso, è appiattata, dicono, la morte; non quella, per dir così, che coglie dalle piante umane ora il fiore ora il frutto, lasciando i rami liberi di fiorire ancora e di fruttare; ma quella che secca le piante stesse; non quella che pota, ma quella che sradica; non quella che lascia dietro sé lacrime, ma quella cui segue l’oblio.
Tale potenza nascosta donde s’irradia la rovina e lo stritolio, ha annullato qui tanta storia, tanta bellezza, tanta grandezza.
Ma ne è rimasta come l’orma nel cielo, come l’eco nel mare.
Qui dove è quasi distrutta la storia, resta la poesia.”

(Giovanni Pascoli, "Un poeta di lingua morta", Pensieri e discorsi, 1914)